Oimè la potta, oimè: crudel che fai
con questo cosi grosso orrendo cazzo?
Taci cor mio, che cosi gran solazzo
Non ci cangi il padrone in stenti e in guai.
E se del fotter mio piacer non hai,
Fatti pur verso me quì dallo spazzo
Che se sino ai coglion dentro và il cazzo,
Dolcezza assai maggior ne sentirai.
Eccomi pronta, o fido servo caro,
Fà di me le tue voglie, e in faticarte
Per ben servir non esser punto avaro.
Non dubitar ben mio ch’io voglio darte
Si ghiotta fottitura e in modo raro
Ch’invidia n’averan Venere e Marte.
Potrebbe in potta entrarte,
Dimmi di grazia, il più superbo rulo?
In potta no, ma il ciel mi guardi in culo.