Si intrufola dalla porta di servizio,
di soppiatto oltrepassa la cucina,
il salotto, l’ingresso, sale le scale ed entra
in camera. Si china
sul mio letto e dice che è venuto
a uccidermi. Il lavoro
lo compirà a stadi.
Prima le unghie
verranno spuntate, poi le dita
dei piedi eccetera fino
a che nulla resti di me.
Stacca uno strumentucolo
dal portachiavi, e attacca.
Sento Il Lago dei Cigni dallo stereo
di un vicino e canticchio.
Quanto tempo trascorra
non so dire. Ma quando torno in me
sento che dice che è arrivato al collo
e non può continuare
perché è stanco. Gli dico
che ha fatto abbastanza,
che dovrebbe rincasare, riposare.
Mi ringrazia e se ne va.
Resto sempre sorpreso
da come si accontenta facilmente
certa gente.