Eran trecento, eran giovani e forti, e sono morti!
Me ne andavo al mattino a spigolare,
quando vidi una barca in mezzo al mare:
era una barca che andava a vapore;
e alzava una bandiera tricolore;
all'isola di Ponza s'è fermata,
è stata un poco e poi è ritornata;
è ritornata ed è venuta a terra;
sceser con l'armi, e a noi non fecer guerra.
Sceser con l'armi, e a noi non fecer guerra,
ma s'inchinaron per baciar la terra,
ad uno ad uno li guardai nel viso;
avean tutti una lagrima e un sorriso.
Lì, li dissero: ladri usciti dalle tane,
ma non portaron via nemmeno un pane;
ma li sentii mandare un solo grido:
«Siam venuti a morir pel nostro lido».
Con gli occhi azzurri e i capelli d'oro
un giovin camminava innanzi a loro.
Mi feci ardita, e, presol per mano,
gli chiesi: «Dove vai, bel capitano?»
Guardandomi, rispose: «Cara sorella…
vado a morir per la mia patria bella».
Io mi sentii tremare tutto il core,
che non potei dirgli: «V'aiuti il Signore!»
Quel giorno dimenticai di spigolare,
e dietro a loro decisi d'andare.
Due volte si scontrar con li gendarmi,
e l'una e l'altra li spogliar dell'armi;
ma quando fur della Certosa ai muri,
s'udirono suonar trombe, gridi e tamburi;
e tra fumo, spari, urla e scintille
piombaro loro addosso più di mille.
Eran trecento, e non vollero fuggire;
parean tremila e vollero morire:
vollero morir col ferro in mano,
e avanti a loro correa di sangue il piano:
fin che pugnar vid'io per lor pregai;
ma a un tratto venni men, né più guardai;
io non vedeva più fra mezzo a loro
quegli occhi azzurri e quei capelli d'oro.
Eran trecento, eran giovani e forti, e sono morti!