La bella valle solitaria tace
Quando improvviso in quella vasta pace
Un grido alto si sente:
Un bimbo nel torrente!
D'ogni intorno la gente il passo affretta
E una madre in delirio all'aure getta
L'orrendo urlo divino:
Salvate il mio bambino!
La folla ansante per le verdi sponde
Sale, scende, s'accalca, si confonde,
E invoca Cristo e i Santi
Ed empie il ciel di pianti.
E fugge intanto il misero fanciullo
Delle torbide irate acque trastullo,
E urlando, di lontano
Tende le braccia invano.
E nova gente accorre, urla, si serra,
E la stravolta genitrice afferra
Che pazza e moribonda
Si vuol gettar nell'onda.
Quando improvviso giunge là d'un balzo
Un ragazzetto scamiciato e scalzo
E franco e risoluto
Domanda: — Chi è caduto?
— Carlo! Il compagno tuo! Sei notatore!
Grida la folla — Salvalo che muore!
Ma grida inutilmente,
Egli è già nel torrente.
Nuota, è travolto, rivien su, s'arresta
Nell'alte pietre insanguina la testa,
Un arbuscello agguanta
E l'arbuscel si schianta;
Poi vince l'acque, un'altra volta affonda,
Si rileva, si slancia, urta la sponda,
E colla man fremente
Stringe il bimbo morente.
Un grido immenso echeggia dalla riva,
Quel grido immenso le sue forze avviva;
Urta un masso, ruina,
Fa l'onda porporina,
Ritorna a galla, va, guizza, rigira,
Rinvigorito di baldanza e d'ira,
E al piede d'un ontano
Inchiodata la mano,
Monta alla riva insanguinato e ansante
E dà il bimbo alla madre delirante
Dicendo in tuon giulivo:
Eccolo bell'e vivo.
La folla benedisse al salvatore,
L'avvolse, lo baciò, lo strinse al core,
E poi gli disse: — A noi!
Domanda quel che vuoi!
E lui, rimasto un po' sopra pensiero,
Mostrò la punta d'un tubetto nero,
E disse alla brigata:
Datemi una pipata.