Un tempo dovevano essere diversi,
fuoco e acqua, differire con veemenza,
depredarsi e donarsi
nel desiderio, nell’assalto alla dissomiglianza.
Abbracciati, si sono espropriati e appropriati
così a lungo,
che tra le braccia restò l’aria
diafana dopo l’addio delle folgori.
Un giorno la risposta anticipò la domanda.
Una notte intuirono l’espressione dei loro occhi
dal tipo di silenzio, al buio.
Il sesso sbiadisce, si consumano le reticenze,
si incontrano nella somiglianza le differenze
come tutti i colori nel bianco.
Chi di loro è duplicato e chi non c’è?
Chi sorride con un duplice sorriso?
La voce di chi risuona per due voci?
All’asserire di chi annuiscono cortesi?
Con il gesto di chi portano il cucchiaio alla bocca?
Chi ha tolto la pelle a chi?
Chi è vivo e chi è morto qui
impigliato nelle linee – di quale mano?
A forza di fissarsi nascono i gemelli.
La familiarità è la migliore delle madri
e non fa preferenze tra i suoi due pargoli,
a malapena ricorda chi è chi di quelli.
Nel giorno delle nozze d’oro, giorno solenne,
il medesimo colombo si posò sul balcone.