Erra, piangendo, fra le rovine de’ Campi Flegrei, presso il lago d’Averno, chiedendo pietà per le sue pene.
Valli nemiche al sol, superbe rupi
che minacciate il ciel; profonde grotte,
onde non parton mai silenzio e notte:
sepolcri aperti, pozzi orrendi e cupi;
precipitati sassi, alti dirupi,
ossa insepolte, erbose mura e rotte,
d’uomini albergo, ed ora a tal condotte,
chete men d’ir fra voi serpenti e lupi;
erme campagne, abbandonati lidi,
ove mai voce d’uom l’aria non fiede:
ombra son io dannata a pianto eterno,
ch’a pianger vengo la mia morta fede;
e spero, al suon de’ disperati stridi,
se non si piega il ciel, mover l’inferno!