Mastri funaj, faccenda curïosa
la vostra: andar cosí sempre all ’indietro,
con quella fune che da la callosa
mano vi nasce; e non mutar mai metro.
Però, a pensarci, tutti quanti poi,
mordano i soli, piangano le lune,
modo diverso non teniam da voi:
facciam la vita come voi la fune.
La ruota, onde s ’attorce il non sicuro
fil che ci regge, è sempre nel passato;
e con le spalle andiam verso il futuro,
se nulla mai di antiveder ci è dato.
Mastri funaj, rapida troppo gira
la ruota mia, troppo s ’attorce questa
mia fune e troppo la mia man la tira.
Ne faccio un cappio e vi caccio la testa.