Bum! Bum! Bum! Fuori ragazzi!
Ecco in piazza i saltimbanchi!
Spiccan salti, lancian lazzi;
vien dal rider male ai fianchi.
Bum! Bum! tuona la grancassa,
la trombetta rauca strepe.
Ecco, fermasi chi passa,
altri accorrono e fan siepe.
A slargare il cerchio intorno
della banda il capo or gira,
suona in faccia a tutti un corno,
ed indietro ognun si tira.
Quella banda si compone
d ’un pagliaccio infarinato
con in testa un berrettone
bianco, lungo, acuminato;
d ’una donna macilente,
dalla strana acconciatura,
che con voce sonnolente
indovina la ventura;
v ’è un ragazzo capelluto,
che a far ridere si sforza;
ma il meschino è sordo e muto
saltator di prima forza,
Viene infin Lulú, ch ’è un cane
barboncin di buona scuola;
par che dica: “Oh Dio, c ’è pane?”
ma gli manca la parola.
Questa banda pel paese
già da un mese in giro va,
con la fame ell ’è alle prese
ma com ’andar via non sa.
È domenica. Ha piovuto,
e bagnata è ancor la piazza;
Roro, il bimbo capelluto,
e Lulú, cane di razza,
al comando del pagliaccio
spiccan salti in sú e in giú.
“Roro, lèvati su un braccio!
Lulú, opla! opla! sú”
Roro or via di tra ’ ginocchi
si fa uscir la testa; caccia
fuor la lingua, strizza gli occhi,
si contrae tutta la faccia.
Ognun ride, a ognun fa pena,
ma nessuno un soldo dà
a quel bravo Roro appena
col piattello in giro va.
Muto ei guarda quella gente
senza cuor, guarda la mano
tesa indarno, e mestamente
la reclina piano piano.
Dai balconi ah non scappate
anche voi, cari bambini!
Se v ’han fatto rider, date,
date un soldo a quei tapini!