Festoni di sole polverizzanti le ombre.
Tentacoli violetti
solcanti il catrame dei cieli.
Corone di garrule faville
glorianti le dinamo oblunghe.
Canzoni e fragori
dei larghi motori.
Torrenti di forze remote
nel vortice delle ruote.
L'acqua sciorina un mantello sonoro
sopra i muscosi gesti della pietra,
e chiude nei fili balenanti
gli spruzzi dell'oro,
te, o volontà fulminea,
o libera Elettricità.
Sui ponti del mare, negli archi del cielo,
scatta la tua parola
rappresa nel cerchio delle correnti
e si tendono i continenti
bramosi di quella che giunge
da molto lunge,
di quella che nel varcare
ha rubato i segreti
nel cuore dell'uomo,
e nei cristallini palazzi del mare.
Antenne sfornite di vele,
ma veleggianti ovunque,
antenne ascese in cima alla nave
invisibile,
che non conosce confini,
che lancerebbe ad una nave sorella
i suoi destini
oltre ogni luce di stella.
Voci intricate nei rettangoli grigi,
coronanti
con ferrei fastigi
le case chiostrate di cappe,
voci oscure e diverse,
lanciate così nel metallico mistero,
che vanno pel tramite ignoto
a modulare un pensiero,
nel cuore di un uomo remoto.
Strumenti di forza, arnesi di. lavoro,
manovrati da questa volontà,
traini pesanti,
divoranti con bramosia
lo spazio, il tempo, e la velocità,
o braccia dell'Elettrico
distese in ogni luogo,
a prendere la vita, a trasforrnarla,
ad impastarla,
con rapidi elementi,
o ingranaggi potenti,
superbi figli dell'Elettrico
che stritolate il sogno e la materia,
odo le vostre sibilanti note
concorrere da tutte le fabbriche,
da tutti i cantieri,
per le strade robuste di suoni,
con l'inno dei carrozzoni,
e magnificare
divinamente
la volontà
che ogni prodigio fa
la libera Elettricità.