Quando passa con vesti ondose e iridescenti,
a una grazia di danza informa ogni movenza,
quasi, in cima a un bastone, quei sinuosi serpenti
che i giocolieri sacri agitano in cadenza.
Come la sabbia e il cielo dei deserti roventi,
sordi entrambi a ogni voce d'umana sofferenza,
come il giuoco dell'onda nel viluppo dei venti,
ella si stende e snoda con piena indifferenza.
I suoi limpidi occhi sono pietre stupende,
e nella sua natura allegorica e strana,
dove l'antica sfinge un cherubo asseconda,
fra l'acciaio e i diamanti, l'oro e la luce, splende
d'un eterno splendore, come una stella vana,
la fredda maestà della donna infeconda.