Estate
Poesia di Cesare Pavese
È riapparsa la donna dagli occhi socchiusi e dal corpo raccolto, camminando per strada. Ha guardato diritto tendendo la mano, nell'immobile strada. Ogni cosa è riemersa. Nell'ímmobile luce dei giorno lontano s'è spezzato il ricordo. La donna ha rialzato la sua semplice fronte, e lo sguardo d'allora è riapparso. La mano si è tesa alla mano e la stretta angosciosa era quella d'allora. Ogni cosa ha ripreso i colori e la vita allo sguardo raccolto, alla bocca socchiusa. È tornata l'angoscia dei giorni lontani quando tutta un'immobile estate improvvisa di colori e tepori emergeva, agli sguardi di quegli occhi sommessi. È tornata l'angoscia che nessuna dolcezza di labbra dischiuse può lenire. Un immobile cielo s'accoglie freddamente, in quegli occhi. Fra calmo il ricordo alla luce sommessa dei tempo, era un docile moribondo cui già la finestra s'annebbia e scompare. Si è spezzato il ricordo. La stretta angosciosa della mano leggera ha riacceso i colori e l'estate e i tepori sotto il viviclo cielo. Ma la bocca socchiusa e gli sguardi sommessi non dan vita che a un duro inumano silenzio.