Mio Dio, se tu veramente
fossi per noi come un padre,
se fossi il Dio che mia madre
chiamava buono e clemente,
se invece di esser l'eterna
vicenda di quello che è,
tu fossi per noi come un re
che benignamente governa,
quale io t'immagino ancora
a volte, con semplicità,
vorrei domandarti pietà
per tutto ciò che dolora:
per l'anima mia che si sente
a un tempo grande ed inane:
umile innanzi ad un cane,
superba innanzi al saccente;
per gli uomini cupi e corrosi,
provati da tutte le prove;
pei poveri senza ricovero
che chiedono un po' di elemosina;
per la donna a cui nello specchio
il segno del tempo già appare;
per chi deve ancor lavorare
essendo già stanco e già vecchio;
pel piccolo insetto modesto
che s'affanna e che non si vede
e ch' io, camminando, col piede
inconsciamente calpesto;
per tutte le anime buone
di cui s'ignorano i nomi;
per gli asini senza diplomi
che soffrono sotto il bastone;
per gli uomini a cui non somigli,
perché sono gobbi e storpiati;
pei ciechi, per gl'impiegati
che mettono al mondo dei figli;
per tutto ciò che si offre
all'offesa senza difesa;
pel male che non si palesa
da chi n'è colpito e ne soffre!
Per tanto eterno soffrire
mio Dio, ti chiedo pietà:
ma più ti chiedo pietà
per me, che non so più soffrire!
Stanchezza di questi miei
giorni ch'io vivo a ogni costo!
Un poco d'aria al mio posto
ed io non esisterei.