Nascean le stelle; la lontana chiesa
Emanava armonie. Reprobamente
Vagolando pe' campi io le sentivo;
E una voce, repente,
Surta dall'ombra e che parea d'un vivo
Gridommi a lato: — «Tutto ciò che pesa,
Uomo, ha peccato.»
Io tutto mi restrinsi per paura,
Nè corpo vidi che paresse accanto;
La notte s'avanzava e in bel celeste
Cangiava l'amaranto.
Era l'ora che fa le cose meste,
Quando negli orti — fra le vecchie mura
Errano i morti.
La sinistra parola m'avea scosse
Le radici del core e all'aura bruna
Vagavo al pari di corsier che aòmbra.
Le foglie ad una, ad una,
Cadean dai rami lor, pagine d'ombra,
E in vol scosceso — parean carche e mosse
Da un grave peso.
Se non è fatua visïon che illuda
La mente mia, pensai, qual è il peccato
Che sì vi fuga o foglie intorno, intorno?
E allor la larva a lato
«Esse tremar di voluttà quel giorno,»
— Mi rispondeva — «che covrir la nuda
Bellezza d'Eva.»