Zappe, scuri, scarpelli.
Arïeti, mattelli,
Istrumenti di strage e di ruina,
L'impero è vostro! O tempi irrequïeti!
L'umanità cammina
Ratta così che par sovra una china.
Sorge ogni giorno qualche casa bianca
Grave di fregi vieti.
Scuri, zappe, arïeti.
Smantellate, abbattete e gaia e franca
Suoni l'ode alla calce e al rettifilo!
Piangan pure i poeti.
La progenie dei lupi e delle scrofe
Oggi è sovrana e intanto le pareti
Della vecchia cittade hanno un profilo
Scomposto e tetro, — simigliante al metro
Di questa strofe.
Già gli augelletti fidi
Più non trovano i nidi
Consueti fra il tetto e la grondaia
E sul sacro mister de' focolari
Viene a urtar la mannaia.
Le muraglie diroccano, a migliaia
Fuggon l'ombre de' cari
Defunti, e in lagni amari
Volan gridando
All'onta e al duol dell'esecrato bando!
E la casa s'è fatta invereconda.
Gli strazïati lari
Mostrano al sole l'alcova e la fogna
Senza pietà di vel che li ripari.
E il cieco brancolante in sulla sponda
Della contrada — smarrirà la strada
Com'uom che sogna.